è un' opera in due atti musicata da Gaetano Donizetti su libretto
di Felice Romani.
Definita in partitura melodramma giocoso, rientra a pieno titolo
nella tradizione dell'opera comica, anche se in essa trova ampio
spazio l'elemento patetico, che raggiunge la sua punta più alta
nel brano più noto: la romanza cantata dal protagonista
Nemorino, Una furtiva lagrima, brano entrato - come del resto l'intera
opera - nel cosiddetto repertorio (e non a caso è stato
incluso - nella versione storica cantata da Enrico Caruso - quale
leitmotiv della colonna sonora del film di Woody Allen, Match
Point).
L'opera
andò in scena per la prima volta il 12 maggio
del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano, che l'aveva
commissionata in sostituzione di un'opera che non era stata
preparata in tempo
da un altro autore. Romani aveva derivato il libretto da un
testo scritto l'anno prima da Eugene Scribe per il compositore
Daniel
Auber, Le Philtre (Il filtro).
Alla prima cantarono Sabina Heinefetter (nel ruolo di Adina),
Giuseppe Frezzolini (Dulcamara), Henry Bernard Debadie (Belcore),
Giovan Battista Genero (Nemorino). Donizetti
ebbe a disposizione solo quattordici giorni di tempo per consegnare
il suo lavoro,
sette dei quali servirono a Romani
per adattare il testo di Scribe. Nonostante la pressione riuscì tuttavia
a confezionare quello che sarebbe stato - insieme al Don Pasquale
e al Barbiere di Siviglia rossiniano - uno degli esempi più alti
dell'opera comica ottocentesca. Fin
dal suo apparire, l'Elisir ebbe un grande successo con trentadue
repliche consecutive.
A farlo amare da subito dagli appassionati
della lirica è in particolare la tipica melodia donizzettiana
che anche in questo caso accompagna motivi piacevoli che bene
mettono in risalto la vena buffa del compositore bergamasco,
capace di trasformare con agilità inventiva la risata
in sorriso, sia pure talvolta velato di malinconia (e la già citata
aria della furtiva lagrima ne è una limpida testimonianza).
Atto I
Mentre i mietitori stanno riposando all'ombra, la loro
fittavola Adina legge in disparte un libro che narra
la storia di Tristano
e Isotta. Intanto il contadino povero Nemorino la osserva
ed esprime per lei tutto il suo amore e la sua ammirazione,
dolendosi
della propria incapacità di conquistarla. I contadini
chiedono ad Adina di leggere ad alta voce e lei riferisce la
storia di Tristano che, innamorato della regina Isotta, ricorre
a un filtro magico che lo aiuta ad attirare il suo affetto
e la sua fedeltà.
Mentre Nemorino sogna di trovare questo magico elisir, arriva
al paese il sergente Belcore con lo scopo di arruolare nuove
leve. Egli corteggia Adina e le propone di sposarlo. Segue un
duetto tra Adina e Nemorino in cui la donna espone la sua teoria
sull'amore: l'amore fedele e costante non fa per lei.
Arriva
poi il dottor Dulcamara che sfoggia alla gente i propri portentosi
preparati:
Nemorino gli chiede se per caso abbia l'elisir
che fa innamorare e il ciarlatano gli offre per uno zecchino
una bottiglia di vino Bordeaux, spiegando che l'effetto si
farà sentire
dopo un giorno (quando egli sarà già lontano da
quel villaggio). Nemorino beve l'elisir e si ubriaca: ciò lo
fa diventare disinvolto quel tanto che basta per mostrarsi indifferente
nei confronti di Adina, che subito prova un certo fastidio, abituata
com'è a sentirsi desiderata. Adina
per vendicarsi dell'indifferenza di Nemorino accetta di sposare
il sergente,
che dovrà partire il giorno dopo,
dunque le nozze saranno celebrate il giorno stesso. Nemorino
cerca di convincere Adina ad attendere fino al giorno successivo
(lui sa che solo il giorno dopo avrà effetto l'elisir),
ma Adina se ne va da Belcore.
Atto II
Fervono i preparativi per le nozze. Dulcamara e Adina improvvisano
la barcarola a due voci. Quando giunge il notaio, Adina dice
di voler aspettare la sera, perché vuole sposarsi in
presenza di Nemorino per punirlo. Nemorino vuole comperare
un'altra bottiglia di elisir ma non avendo più denaro
si arruola tra i soldati di Belcore per avere la paga. Belcore
così ottiene di allontanare il suo rivale.
Giannetta
sparge la notizia che Nemorino ha ottenuto una grande eredità da uno zio. Questo non lo sanno né l'interessato,
né Adina, né Dulcamara: la novità fa sì che
le ragazze del paese corteggino Nemorino e questi pensa sia
l'effetto dell'elisir. Dulcamara resta perplesso, Adina si
ingelosisce. Dulcamara
le racconta di aver venduto a Nemorino l'elisir e lei capisce
di essere
da lui amata. Nemorino gioisce quando si
accorge di una lacrima negli occhi di Adina. Adina riacquista
il contratto di arruolamento di Nemorino e glielo consegna,
invitandolo a restare nel paese. Nemorino è deluso, vorrebbe una dichiarazione
d'amore che non arriva e allora dichiara di volersene andare:
solo allora Adina cede e dichiara di amarlo. Belcore conclude
che in un altro paese troverà qualche altra ragazza
da corteggiare, Dulcamara se ne va trionfante per il successo
del
suo elisir. |