Nabucco è la
terza opera (il titolo originale completo è Nabucodonosor)
di Giuseppe Verdi e quella che ne decretò il successo.
Composta su libretto di Temistocle Solera, Nabucco fece il suo
debutto il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano. Questi
gli interpreti di quella prima: Nabucodonosor, Giorgio Ronconi,
baritono; Ismaele, Corrado Miraglia, tenore; Zaccaria, Prospero
Derivis, basso; Abigaille, Giuseppina Strepponi, soprano; Fenena,
Giovannina Bellinzaghi, soprano; Il Gran Sacerdote, Gaetano Rossi,
basso.
È stata spesso letta
come l'opera più risorgimentale
di Verdi, poiché gli spettatori italiani dell'epoca
potevano riconoscere la loro condizione politica in quella
degli ebrei soggetti al dominio babilonese.
Questo
tipo di lettura è tuttavia incentrata soprattutto
sul famosissimo coro Va', pensiero, sull'ali dorate, intonato
appunto dal popolo ebreo. Il resto del dramma è invece
incentrato sulle figure drammatiche del re di Babilonia Nabucodonosor
e della sua presunta figlia Abigaille.
Occorre
inoltre ricordare che il librettista Solera aderì alla
battaglia risorgimentale da posizioni neoguelfe, circostanza
che giustificherebbe la collocazione di un'autorità di
tipo religioso, l'inflessibile pontefice Zaccaria, a capo della
fazione ebrea. Una prospettiva non condivisa da Verdi, la cui
simpatia e il cui interesse di drammaturgo vanno soprattutto
verso le figure più complesse e tormentate del tiranno
babilonese e di Abigaille.
Parte
I - Gerusalemme
Gli Ebrei riuniti nel tempio di Gerusalemme
piangono la loro sconfitta nella guerra contro i babilonesi.
Zaccaria, il Gran Sacerdote, li invita a non disperare
perché il Dio di Israele ha dato un segno del suo potere: Fenena, la figlia
del re babilonese, è loro prigioniera. Il giovane Ismaele, nipote di Sedecia
re di giuda, reca la notizia dell'imminente arrivo di Nabucco e del suo esercito.
Quando Zaccaria gli affida la custodia di Fenena, egli riconosce la fanciulla
che l'ha salvato dalla prigione al tempo della sua missione di ambasciatore a
Babilonia. Ismaele, che ama riamato la figlia del suo nemico, intende ora ricambiare
tanta generosità ma, mentre sta per trarre in salvo la fanciulla, viene
fermato da Abigaille - una schiava ambiziosa ritenuta la seconda figlia di Nabucco- che irrompe nel tempio alla testa di un manipolo di guerrieri assiri travestiti
da ebrei. La donna propone al giovane, di cui è anch'essa innamorata,
uno scambio: il suo amore contro la salvezza del popolo ebraico. Ma Ismaele la
respinge. Una folla di ebrei in fuga cerca invano rifugio nel tempio invaso dai
nemici. Nabucco giunge con i suoi fino alla sacra soglia e Zaccaria lo sfida
avvertendolo che se tenterà di profanarla Fenena sarà uccisa. Il
re dapprima finge di esitare ma poi, deciso a distruggere ad ogni costo il regno
di Giuda, sfida il Sacerdote ed ordina agli ebrei di prostrarsi davanti a lui.
Zaccaria reagisce alzando il pugnale su Fenena ma Ismaele ferma la sua mano e
libera la fanciulla attirando su di sé l'ira del suo popolo, che lo accusa
di tradimento. Nabucco ordina di saccheggiare il tempio, mentre Abigaille si
ripromette di cancellare dalla faccia della terra il popolo maledetto cui appartiene
l'uomo che l'ha respinta.
Parte II - L'empio
Abigaille, sola negli appartamenti reali, tiene fra le mani una pergamena sottratta
a Nabucco, che attesta le sue umili origini di schiava. La sua rabbia esplode
in una furia incontenibile alla notizia che Fenena, nominata Reggente dal padre,
ha dato ordine di liberare tutti gli ebrei. Ormai Abigaille è decisa
a tutto pur di impossessarsi del trono.
Zaccaria, prigioniero degli assiri, entra in una sala della reggia seguito
da un Levita che reca le Tavole della Legge e, dopo aver sollecitato Iddio
a parlare attraverso il suo labbro, si ritira.
Ismaele, convocato dal Pontefice per rispondere del suo tradimento, è maledetto
dai Leviti, ma Anna, sorella di Zaccaria, lo difende; il giovane infatti non
ha salvato la vita ad un'infedele bensì ad un'ebrea, giacché la
figlia del re nemico si è nel frattempo convertita alla Legge.
La situazione precipita: in un rapidissimo susseguirsi di eventi Abigaille irrompe in scena con il suo seguito e pretende da Fenena la corona, ma Nabucco,
creduto morto in battaglia, giunge e richiede per sé la corona. Poi
comincia a deridere il Dio Belo, che avrebbe spinto i prigionieri a tradirlo,
e dopo anche il Dio degli ebrei. Esige di essere adorato come l'unico Dio,
minacciando di morte Zaccaria e gli ebrei se non si piegheranno al suo volere.
Subito dopo il Dio degli Ebrei scaglia un fulmine sul suo capo, la corona cade
al suolo e il re comincia a manifestare segni di follia. La corona viene prontamente
raccolta da Abigaille.
Parte
III – La profezia
Abigaille, seduta sul trono accanto alla statua d'oro di
Belo, nei giardini pensili di Babilonia, riceve l'omaggio
dei suoi sudditi. Quando il Gran Sacerdote
le consegna la sentenza di condanna a morte degli ebrei, la regina si finge
ipocritamente incerta sul da farsi. All'arrivo del re spodestato – in
vesti dimesse e con lo sguardo smarrito – l'usurpatrice cambia atteggiamento
e gli si rivolge con ironica arroganza, dando ordine di ricondurlo nelle sue
stanze. Quindi lo avverte di essere divenuta la custode del suo seggio e lo
invita perentoriamente a porre il regale suggello sulla sentenza di morte degli
ebrei. Il vecchio re esita, Abigaille lo incalza accusandolo di viltà e
alla fine Nabucco cede. Ma lo coglie un dubbio: che ne sarà di Fenena?
Abigaille, implacabile, afferma che nessuno potrà salvare la fanciulla
e gli ricorda che anch'essa è sua figlia. Ma il re la sconfessa: ella è solo
una schiava. La donna trae dal seno la pergamena che attesta la sua origine
e la fa a pezzi. Il re, ormai tradito e detronizzato, nell'udire il suono delle
trombe che annunciano l'imminente supplizio degli ebrei chiama le sue guardie,
ma esse giungono per arrestarlo obbedendo agli ordini della nuova regina. Confuso
e impotente, Nabucco chiede invano ad Abigaille un gesto di perdono e di pietà per
la povera Fenena.
Sulle sponde dell'Eufrate gli ebrei, sconfitti e prigionieri, ricordano con
nostalgia e dolore la cara patria perduta (coro: Va', pensiero, sull' ali dorate).
Il Pontefice Zaccaria li incita a non piangere come femmine imbelli e profetizza
una dura punizione per il loro nemico: il Leone di Giuda sconfiggerà gli
assiri e distruggerà Babilonia.
Parte
IV – L'idolo infranto
Nabucco, solo in una stanza della reggia, si sveglia da un incubo udendo alcune
grida e, credendole segnali di guerra, chiama i suoi prodi a raccolta per marciare
contro Gerusalemme. Tornato in sé all'udire altre voci che ripetono
il nome di Fenena, egli si affaccia alla loggia e vede con orrore la figlia
in catene. Disperato, corre alla porta, tenta invano di aprirla e infine, rendendosi
conto di essere prigioniero, cade in ginocchio e si rivolge al dio di Giuda
invocando il suo aiuto e chiedendogli perdono. Come in risposta alla sua preghiera,
sopraggiunge il fedele ufficiale Abdallo con un manipolo di soldati, restituendogli
la spada e offrendosi di aiutarlo a riconquistare il trono.
Nei giardini pensili di Babilonia passa il triste corteo degli ebrei condotti
al supplizio. Zaccaria conforta Fenena incitandola a conquistare la palma del
martirio; la fanciulla si prepara a godere delle gioie celesti. L'atmosfera
mistica è interrotta dall'arrivo di Nabucco che, alla testa delle sue
truppe, ordina di infrangere la statua di Belo. Miracolosamente, «l'idolo
cade infranto da sé». Tutti gridano al «divino prodigio»,
Nabucco concede la libertà agli ebrei, annunzia che la perfida Abigaille si è avvelenata e ordina al popolo d'Israele di costruire un tempio
per il suo Dio grande e forte, il solo degno di essere adorato. Mentre tutti,
ebrei ed assiri, s'inginocchiano invocando l'«immenso Jehova»,
entra Abigaille sorretta da due guerrieri: la donna confessa la sua colpa e
invoca il perdono degli uomini e di Dio prima di cadere esanime. Zaccaria rivolge
a Nabucco l'ultima profezia: «Servendo a Jehova sarai de' regi il re!».
Vocalità
La parte di Abigaille, una delle più impervie
che Verdi abbia composto per la voce di soprano, richiede
un soprano drammatico d'agilità di
inusitata potenza e flessibilità. Il ruolo impone anche difficoltà tecniche
onerose (con la ricorrenza frequente di crescendo al do sopracuto da eseguire
a voce spiegata), funzionali a mettere in luce il carattere iracondo della
principessa. Tra
le più celebri Abigaille spiccano Maria Callas
(1949) e Ghena Dimitrova.
Il
ruolo di Fenena, figlia legittima di Nabucco, richiede una
voce
morbida e ben calibrata di timbro brunito ed è stato
interpretato finora da vari mezzosoprani celebri italiani ed
esteri quali Giulietta Simionato, Fiorenza Cossotto e Caterina
Novak.
Brani celebri
Sinfonia (parte I)
Mio furor, non più costretto, (finale parte I)
Ben io t'invenni, o fatal scritto!... Anch'io dischiuso un giorno, recitativo
e aria di Abigaille (parte II)
Vieni, o Levita, preghiera di Zaccaria (parte II)
S'appressan gli istanti!, concertato (parte II)
È l'Assiria una regina, introduzione (parte III)
Va', pensiero, sull'ali dorate, coro degli ebrei (parte III)
Dio di Giuda, perdono! preghiera di Nabucco (parte IV)